Nella presente tesi è stato approfondito il rapporto tra gioco libero e quello strutturato nella scuola dell’infanzia, analizzando i vantaggi e gli svantaggi di entrambi e le possibilità di inserirli nel processo formativo senza snaturare il significato che il gioco ha per i bambini. Nonostante le numerose definizioni del gioco, formulate da psicologi, sociologi, antropologi, pedagogisti e numerosi esperti che lavorano nel settore pedagogico e formativo, il gioco non può essere facilmente categorizzato e definito in modo preciso. Esso costituisce per il bambino un'esperienza totale, coinvolgente nel campo fisico e spirituale e rappresenta una fonte di gioia e di intima gratificazione. Possiede pure forti valenze formative, ma ha un doppio legame con l’apprendimento, essendo da una parte finalizzato al puro divertimento, alla libertà di scelta, dall'altra parte viene usato come metodo per imparare conoscenze e apprendere nuove abilità. Nel caso sia strumentalizzato dagli adulti a fini didattici, ne vengono alterate le caratteristiche essenziali. Alcuni autori non ritengono possibile conciliare il gioco strutturato con quello libero, soprattutto nelle condizioni istituzionali della scuola dell’infanzia, anche se ambedue portano benefici allo sviluppo psicologico e alla crescita sana dei bambini. Paradossalmente, nella nostra società il gioco è riconosciuto come un diritto fondamentale del bambino, ma viene spesso negato all’infanzia in forma di gioco libero, cioè, gestito in modo autonomo dai bambini per cercare strade personali e innovative, trovare soluzioni ai problemi e sviluppare la creatività nell'uso delle cose e delle regole.