Dopo la Seconda guerra mondiale i territori dell’istroquarnerino si svuotano: ha inizio il fenomeno dell’esodo della popolazione italiana dai territori menzionati. Tra questi c’è anche Marisa Madieri, scrittrice fiumana di nascita ma triestina d’adozione. Madieri nelle sue opere racconta l’esodo in un modo unico e personale, ma allo stesso tempo diventa portavoce dell’esperienza di una collettività. Così la scrittrice fiumana lascia una traccia indelebile nella letteratura in generale e di fatto inaugura la letteratura femminile dell’esodo con il suo romanzo "Verde acqua". Le sue opere sembrano trattare argomenti variegati, ma in tutte si possono individuare i temi dell’esodo e della memoria che rappresentano il filo conduttore della sua narrazione. Inoltre, anche il mare, ovvero l’elemento acquatico, costituisce una costante nella sua scrittura. I momenti vissuti a causa dell’esilio non sono sicuramente facili, soprattutto per una bambina di undici anni che inizia appena a conoscere la vita. Oltre al trasferimento dalla sua città natia, Madieri vive altre situazioni che segnano profondamente la sua vita e il suo modo di pensare: l’arresto del padre, la solitudine nell’Istituto Campostrini di Venezia, la vita al Silos, la morte della madre e infine scoperta di quel “granello”, il tumore al seno. Nonostante ciò, Madieri riesce a vivere pienamente la sua vita, sfruttando ogni momento e ricavando qualcosa di positivo persino dalle situazioni più oscure. È questa la sua filosofia di vita: cogliere il meglio di quello che ci è offerto e prestare attenzione alle piccole cose. Resta affascinata dalla vita minore nella quale trova l’ispirazione e la forza per proseguire. Nel suo cuore c’è tanto affetto e umanità che li indirizza nel lavoro di volontariato. Diventa membro attivo del Centro di Aiuto alla Vita di Trieste che aiuta donne e coppie a superare gravidanze difficili e che oggi porta il suo nome.